Ernesta Bittanti non è stata “solo” la vedova di Cesare Battisti: è stata anche una straordinaria giornalista, educatrice, critica d’arte e attivista.
Si battè per i diritti dei più deboli e fu una delle poche voci contro le leggi razziali del 1938.
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In una lettera, Salvemini le scrisse “È inutile parlare con buon senso quando la cicala nazionalista si mette a frinire.”
Da questa frase si sviluppa l’installazione a ricordarci che essere patrioti non significa essere nazionalisti, e che non è affatto scontato che la maggioranza sia nel giusto. Una voce legge scritti di Ernesta mentre un frinire di cicale cresce di volume molto, molto, lentamente; l’ascoltatore esclude d’istinto il frinire, per concentrarsi sulle parole. Il volume delle cicale aumenta impercettibilmente fino a rendere indistinguibili le parole e diventare assordante. 7” di silenzio lasciano spazio all’inno al trentino cantato da un coro femminile, a ricordare che la compositrice dell’inno fu Ernesta Bittanti e che dovette utilizzare uno pseudonimo maschile (G.B.Cesari). Tutt’ora il repertorio popolare dei cori di montagna è interpretato, salvo rarissime eccezioni, da cori maschili.