Conobbi Dennis che eravamo poco più che adolescenti; due storie diverse, due vite diverse.
Dennis è magro, magrissimo, occhioni azzurri e lineamenti asimmetrici e irregolari. Di primo acchito diresti che è bruttino, ma poi succede che sorride, ed il mix occhioni chiari + sorriso gonfiazigomi gli regala un’aria romantica e vagamente indifesa che è un vero killer. Dennis ispira subito fiducia, sensibilità e spontaneità. Piace ai genitori, alle ragazze, piace ai professori, insomma piace un po’ a tutti…
Due storie diverse, due vite diverse dicevo:
Io figlio di grosso industriale locale, cresciuto nella bambagia piena di promesse degli anni 80, paninaro, poi mezzo dark, conservatorio, liceo scientifico, università, mai bocciato; amici regolari, masturbazione regolare, e un’acne che fa provincia a sé stante.
Dennis è orfano di madre appena dodicenne, una sorella malata della stessa cosa della mamma, un minifratello da accudire, e Silvan suo padre, che da quando è morto l’amore suo non è più lo stesso: è triste, e certe notti ascolta musica a tutto volume; Dennis fa il cuoco e frequenta la scuola serale per geometri perché il vecchio Silvan non gli ha lasciato finire le superiori, dopo la prima bocciatura.
diversi
eppure
Grazie a Giovanni e Max organizziamo un incontro nella mia sala prove;
Dennis arriva timido e taciturno ma da subito noto una particolare forma di gentilezza e di forza nei suoi occhi.
Sciolgo l’imbarazzo iniziale con l’iperclassico: “che musica ti piace?” e li capiamo subito quello che abbiamo in comune: i Church, i Cure, i Simple Minds (solo certe cose però :-D), johnny Marr e gli Smiths, gli Stone roses, gli U2 e via discorrendo..
Ci confessiamo gli arrangiamenti di chitarra più erotici, le note di copertina più segrete dei nostri dischi preferiti, e conveniamo solennemente che HeyDay (capolavoro dei Church) è il disco più sottovalutato della storia.
Su quest’affermazione capisco che ho davanti un potenziale fratello, anche se a suonare dovesse essere una cioffeca..
Ma Dennis invece arriva alla mia sala prove con un Roland D-20, un pedale della distorsione e la sua similfender nell’altra mano. Ha un borsino portascarpe a tracolla, a righe; dentro ci tiene spartiti ed appunti; è ordinatissimo e minimale.
E’agitato, ci tiene… E non appena comincia a suonare capisco che non sarà per me “solo” un fratello. Nonostante la strumentazione ridotta all’osso, ha un suono strepitoso, e con la chitarra fa le cose che vorrei fare io, ma diverse; mi spiazza e mi ispira, paesaggi lontanissimi mentre lo ascolto.
Suoniamo insieme un’oretta che dura 20 secondi, ma purtroppo deve finire le serali quindi niente prove per altri 7/8 mesi;
ci promettiamo che suoneremo insieme. E’ solo questione di tempo.
e così sarà.